Eccoci qui, con qualche giorno di ritardo, a parlare del fine settimana scorso, intenso e importante appuntamento in terra meneghina, dal quale siamo tornati con un bagaglio veramente pieno.
Sono stati due giorni "full immersion", durante i quali abbiamo fatto un sacco di esperienza, diretta ed indiretta, in vari settori della nostra amata arte.
La gara:
Dalla prenotazione online allo svolgimento dell'evento stesso, devo dire che la competizione è stata organizzata magistralmente da Andrea Baggio e dal suo team, che lo ha supportato dall'inizio alla fine della manifestazione. Io purtroppo, per un problema di peso, non ho potuto gareggiare, ma stando tutto il giorno li a vedere la gara, ho imparato veramente molto sulla "gestione del tempo e del regolamento" (per citare il nostro maestro Federico). Ma a rappresentarte più che dignitosamente il nostro neonato team ci ha pensato Alberto "Psycho" Nardelli, con una lotta che, viste le condizioni psicofisiche con le quali ci siamo presentati, è stata veramente positiva.
Il tutto condito dal tifo e dal supporto di Roby Verbanaz e dai cugini friulani, i quali purtroppo sono tornati a casa amareggiati per tutta una serie di sfighe (per saperne un po' di più, vedi http://www.burningteam.blogspot.com/), anche se secondo me hanno raggiunto veramente un buonissimo livello.
Devo dire che la gara si è svolta in un clima veramente positivo, dove agonismo e amicizia si sono altrnati in un mix veramente raro in campo marziale.
E un ringraziamento andrebbe fatto agli arbitri, tutto il giorno in piedi a dirigere le lotte, quasi senza sosta.
Il raduno:
Il winter meeting di Milano ha affrontato un tema veramente importante per chiunque si appresti a praticare la nostra (ma non solo) arte marziale: la preparazione atletica.
Davide Garavaglia, agonista e campione di jiu jitsu, istruttore presso la Cross Gym di Mialno, ha affrontato l'argomento in modo veramente completo, parlando di esercizi, autovalutazioni, mentalità, tecniche e applicazioni, e dandoci in fine un breve ma intenso assaggio con un "Tabata" di "soli" 8 minuti (credo che tutti abbiano maledetto sto Giapponese nei giorni successivi): da provare.
E in palestra lo proveremo, vedrete che bello!
Il passaggio di cintura:
Dulcis in fundo, ci sono stati i passaggi di cintura, svolti secondo il solito "rituale" (ne porto ancora i segni...), durante i quali Federico Tisi, presomi per la manica, mi ha portato all'inizio del "corridoio" per ricevere la cintura azzurra.
A questo proposito, vorrei aprire una parentesi, a mio avviso molto importante.
Una delle cose che più mi sono piaciute fin da subito, approcciando al jiu jiitsu brasiliano, è stato il tipo di ambiente che circonda il praticante, un ambiente fatto di impegno, amicizia, educazione, grinta, dove i gradi più alti insegnano e quelli più bassi si impegnano, un ambiente sano e, soprattutto, MERITOCRATICO.
Non vengono regalati (o peggio, venduti) diplomi o pezzi di carta, ma il tuo insegnante, appurato che non solo hai imparato il programma, ma sei diventato il tipo di persona che lo merita, ti propone per il passaggio di grado. E questo non ha niente a che vedere con soldi, politica, accordi, ecc., ma riguarda volontà, impegno, umiltà, collaborazione, coinvolgimento.
Non vengono regalati (o peggio, venduti) diplomi o pezzi di carta, ma il tuo insegnante, appurato che non solo hai imparato il programma, ma sei diventato il tipo di persona che lo merita, ti propone per il passaggio di grado. E questo non ha niente a che vedere con soldi, politica, accordi, ecc., ma riguarda volontà, impegno, umiltà, collaborazione, coinvolgimento.
E spero che questo metro di valutazione non cambi in futuro...
Quindi condivido pienamente le parole del nostro maestro, a proposito delle responsabilità che un passaggio di grado comporta, responsabilità che accetto volentieri e che sento, e anche quelle di Andrea Baggio, a proposito del ruolo del praticante all'interno del "branco".
E, soprattutto, condivido l'obiettivo di far diventare duri tutti i praticanti, io per primo.
Sono input che reputo veramente importanti, e che naturalmente vanno a modificare ed arricchire l'approccio che adotto nel jiu jitsu, a 360 gradi, sia nell'allenamento che in palestra.
Soprattutto per far si che la mia cintura azzurra diventi, prima o poi, veramente tale...
Conclusioni:
Da questo week end ho tratto diverse conclusioni, eccone alcune:
- partecipare ad una gara non è tanto importante per il titolo che ricevi in caso di vittoria (anche se ovviamente conta), ma è importante per il tipo di persona che diventi. Attento al tuo corpo, disciplinato, coraggioso, determinato, sicuro, che va oltre alla stanchezza e al brutto tempo, concentrato, socievole, disposto a fare sacrifici e a condividerli con gli altri... A chi non piacerebbe incrementare questi lati del proprio carattere?
- solo un allenamento serio, fisico e tecnico, porta a seri risultati: chi fa solo teorie e non si confronta mai non saprà mai qual è il suo vero livello. Allenatevi!
- organizzare un evento è merito di un gruppo di persone, non di un singolo. A conferma di quanto già detto in questo blog...
- solo un gruppo che condivide sudore, sacrifici, gioie e delusioni può definirsi un vero team, il resto sono solo parole.
- e adesso i ringraziamenti: a Marco Fabris, che mi ha introdotto in questo magnifico e sano ambiente, e che ci supporta insieme ai suoi ragazzi (e al quale sarà dedicato il prossimo post); ad Andrea Baggio, per l'ottimo evento e per il messaggio sull'importanza sociale del "vivere in branco"; ai miei ragazzi, che mi appoggiano e accompagnano in questo percorso; alla mia famiglia, che sopporta e sostiene un marzialista in casa; e, soprattutto, ringrazio l'amico e Maestro Federico Tisi che, per citare il nostro istruttore cividalese, "è riuscito ad accompagnarmi in un ambiente di persone dure, che fanno fatica e si spaccano le orecchie, in modo dolce e graduale".
Grazie e a presto sul tatami!
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