mercoledì 2 marzo 2011

S. MARCO


Domenica scorsa ero a Livorno per uno stage di arti marziali orientate alla difesa personale e, grazie all'interessamento di mio fratello Steven, istruttore presso alcuni reparti militari italiani, abbiamo avuto come ospiti alcuni componenti del Reggimento "S. Marco", che lavorano con lui.
Accompagnati da Daniele, ex "S. Marco" e attualmente in forze presso un altro reparto speciale dei Carabinieri, questi ragazzi si sono allenati con noi, specialmente "dopo" lo stage, condividendo tatami e cene di gruppo.
Nel pittoresco mondo delle arti marziali, pieno di sedicenti combattenti (ossia sfigati e complessati, degni delle cure di qualche volenteroso psicoterapeuta), fa sempre piacere incontrare persone aperte mentalmente, senza contaminazioni di federazione o di politica economica, alle quali piace lavorare duro e seriamente, e che non hanno problemi a toccare e a farsi toccare.
Se poi queste persone sono dei soldati addestrati, con esperienza operativa di spessore (spesso nonostante la giovane età), ma disposti a lavorare serenamente e senza spazio per le esaltazioni, allora l'esperienza di domenica assume un valore ancora più alto.
E se poi questi ragazzi sono pronti a condividere e a regalare a un bambino curioso lo stemma con il tricolore che hanno sulla manica (gesto compiuto davanti ai miei occhi), orgogliosi dell'uniforme che indossano e di quello che rappresenta, allora lavorare con loro diventa un onore, oltre che un piacere.
Tra tante ragioni per sentirsi imbarazzati per la nostra nazionalità, questi soldati rappresentano uno dei motivi per cui mi sento orgoglioso di essere italiano.
Grazie ragazzi!

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